ASTI Chissà se qualche lavoratore di fede bianconera mostrerà i risultati dello studio al tecnico Maurizio Sarri. Nei giorni scorsi una battuta dell’allenatore(«Se non volevo pressioni facevo domanda alle Poste») aveva scatenato la reazione piccate dei dipendenti.
E da uno studio, avviato giugno ed elaborato dalla Slc Cgil, patronato Inca e Fondazione Di Vittorio pare emergere che in Poste italiane ammalarsi per stress da lavoro non è fantascienza. Il questionario ha rilevato infatti «pressioni commerciali» sui dipendenti.
«Era anonimo e di non facile compilazione visto il numero e la tipologia di domande - spiegano la segretaria provinciale Slc Cgil Giorgia Perrone e la Rsu Patrizia Bortolin - ne emerge anche nell’Astigiano un quadro assai preoccupante».
Una trentina i dipendenti che hanno risposto (gli uffici sono 120), in tutto 1098 quelli a livello nazionale. «Il campione è stato circoscritto tra i direttori degli uffici i e i consulenti di sala e di filiale - sottolineano le due esponenti Cgil - in futuro contiamo di valutare anche le condizioni dei portalettere e di chi opera agli sportelli».
Le figure professionali coinvolte nell’indagine hanno quotidianamente a che fare con la vendita di prodotti: investimenti finanziari, polizze assicurative, vendita Sim, oltre all’apertura di conti correnti e alla normale attività postale nel caso dei Dup.
«Sono tra coloro che possono subire pressioni per reperire finanziamenti, cessioni del quinto e mutui - aggiungono - L’obiettivo era analizzare la qualità della vita lavorativa e rilevare segni di stress da lavoro correlato. Possiamo sostenere che le relazioni lavorative diventano pericolose quando lo stress diventa un problema quotidiano ed apparentemente insormontabile».
Ecco i risultati nel dettaglio: il 25% dichiara di lavorare più di 40 ore a settimana e più di 7 ore al giorno, nella maggior parte dei casi senza che venga riconosciuto lo straordinario. Per quanto riguarda le cause dei problemi sul lavoro, il 77,3% fa riferimento alla carenza di personale, il 60% all’ambiente di lavoro poco adeguato e il 56,7% parla di carenza di strumenti e materiale di lavoro. Infine, il 43,5% punta l’indice sulla difficoltà di conciliare lavoro e vita privata.
Altre note dolenti. «La maggior parte dei consulenti di Poste Italiane (82,4%) ha subito pressioni commerciali e tra questi il 47,2% dichiara di aver subito violenze verbali» sottolineano le esponenti Cgil. Ci sono anche 12 persone che dichiarano di aver subito violenze fisiche. «Nel 50,7% dei casi si è trattato di bossing, il mobbing verticale - emerge dallo studio - nel 38,5% la violenza è stata ricondotta ai clienti, nel 9,2% dei casi ai colleghi, nell’1,7% ai rapinatori».
Preoccupa anche un altro aspetto. «Un intervistato su 5 assume psicofarmaci e la metà dichiara di essere sottoposto a ritmi intensi di lavoro - affermano - In questo quadro allarmante la ricerca ha posto in risalto un anomalo aumento di stress, patologie combinate e forme di ansia psicosociale».
Sulla base dei risultati, la Slc Cgil chiede che l’Osservatorio sulle pressioni commerciali interno a Poste Italiane prenda in considerazione la situazione. «Anche la nuova direzione della filiale di Asti - concludono - si prenda carico del tessuto lavorativo particolarmente logorato dalla precedente direzione». — Fonte "La Stampa" 26 febbraio 2020
Domenico Lavorato