Drammatica situazione a Napoli, Cagliari, Palermo, Milano, Padova. Una lunga scia di precari che sembra attraversare lo stivale.
Giorni difficili per i dipendenti a tempo determinato di Poste Italiane. Tutta "colpa" della scadenza di gennaio, le prime dopo l’approvazione del decreto dignità, che ha di fatto portato al mancato rinnovo del loro contratto. Tutto questo nonostante le rassicurazioni che in queste settimane erano arrivate dal mondo politico che prometteva nessun licenziamento per i cosiddetti ctd (contratto a tempo determinato). Dallo scorso 1° novembre infatti, in virtù del decreto dignità assunzioni, proroghe e rinnovi di contratti a termine sono soggetti alle nuove disposizioni del provvedimento dal limite massimo di durata pari a 24 mesi fino alla reintroduzione delle causali. Circostanza che pone aziende e professionisti a dover valutare attentamente sia i rapporti in essere che quelli in previsione di essere avviati. Le disposizioni della Legge n. 96/18 (che ha convertito il D.L. n. 87/2018 meglio noto come “ Decreto Dignità ”) prevedono che i contratti a termine avviati dal 14 luglio 2018 rispettino i seguenti limiti: Massimo 24 mesi di durata per tutti i rapporti intercorsi con il medesimo datore per lo svolgimento di mansioni di pari livello e categoria legale, in luogo del precedente limite imposto dal Jobs Act pari a 36 mesi; Limite di 4 proroghe nell’arco di 24 mesi, invece delle 5 imposte dal vecchio regime; Al superamento dei 12 mesi, sia per effetto di un unico contratto che di una o più proroghe, il rapporto dev’essere giustificato da apposite esigenze aziendali.
Una doppia beffa per i Ctd che oltre a perdere il lavoro sono anche penalizzati in vista della graduatoria in base all’accordo sindacale firmato dalle sigle con l’azienda lo scorso giugno. Una graduatoria che prende in considerazione criteri come il numero di mesi lavorati e che trova in posizione sfavorevole alcuni rispetto agli altri colleghi che hanno lavorato precedentemente che hanno maturato 22, 24 o addirittura 36 mesi. Una beffa vera e propria che "discrimina" in vista di un’assunzione futura. Su questo punto non c'è nessuna tutela, anzi, l’azienda sembra voler procedere su questa strada a meno che non si trovi un modo per equiparare la condizione a quelli di prima. Si tratta di un punto importante perché molti CTD speravano in quella graduatoria. Nel frattempo gli uffici sono in enorme difficoltà, in Poste il lavoro c’è ma l’azienda dimostra ancora una volta di voler continuare a sfruttare i precari per poi liberarsene quando non servono più. Spero che la situazione cambi presto e che si proceda ad una vera stabilizzazione dei precari e di quelli che davvero vogliono lavorare”.
I dati confermano che: a Napoli città nessuno è stato rinnovato, stessa situazione di Cagliari, Palermo, Milano, Padova. Una lunga scia di precari che sembra attraversare lo stivale.
Domenico Lavorato
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